domenica 6 settembre 2015

Il giusto mezzo - da Carpi a Parigi

Ah sì, quest'anno me la voglio prendere comoda, Parigi in fin dei conti dista poco più di 1000km e la posso anche raggiungere comodamente in sei giorni...certo ci sono le Alpi di mezzo e la Francia è tutta un su e giù poi se inizia a piovere e tirare vento.. ma se uno inizia a vederla nera è meglio che non salga neppure in bici, perdio siamo uomini o caporali? Piuttosto mi affido alla cabala scegliendo come data di partenza l'8/8, memore del fatto che i cinesi avessero iniziato in quel giorno le olimpiadi appunto per ragioni scaramantiche, ed anche per concedermi un adeguato tempo per essere pronto alle 16 del 16 (notare la relazione numerica...) al Vélodrome National di St Quentin en Yvelines per la partenza della Paris-Brest-Paris. Il fatto che tutto sia andato bene, che io non abbia mai forato nè sia caduto conferma l'importanza simbolica dei numeri anche se pericoli e avventure non son comunque mancati.
Altra mossa vincente è stata quella di puntare quest'anno, nella scelta delle destinazioni su Warmshowers, sulle donne. Non per i banali motivi che ogni presunto o reale "tombeur de femmes" italico potrebbe immaginare ma per l'esperienza accumulata negli anni. Noi maschietti abbiamo molte qualità ma per quel che riguarda l'ospitalità, l'ordine ed il cibo non ce la possiamo fare. I single hanno generalmente altre priorità così ho scelto destinazioni, tranne una di cui parlerò in seguito, dove non mancasse la presenza femminile anche se accompagnata e con prole.
Per quanto riguarda la mia dolce metà invece decido di partirmene di buon'ora senza particolari addii ai quali sono particolarmente allergico. Memore dell'esperienza di Orfeo o di Lot non voglio neppure per un attimo fermarmi a guardare ciò che lascio anche e soprattutto perchè la pianura padana è ammorbata da una calura soffocante e cerco, partendomene presto, di pedalare il più possibile al fresco. E la mia amata e mio figlio Angelo non sono esattamente amanti dei risvegli antelucani.
Per decidere a che ora piazzare la sveglia avevo peraltro compiuto accurati studi sulle varie tipologie di alba civile, nautica o astronomica coll'ovvio risultato che quando sono pronto per partire è ancora buio e devo riaprire tutte le borse per trovare la micro luce a forma di ranocchia che avevo seppellito chissà dove.
Così pedalo nell'alba silente di un sabato agostano tra pensieri e ultimi dubbi sulle masserizie caricate nelle borse, quelle affidate al buon Raffaele che me le porterà in auto a Parigi e quelle lasciate a casa perchè giudicate inutili...e se il coltellino svizzero o la giacca a vento pesante o le creme contro le emorroidi fossero davvero utili? Più pedalo e mi allontano da casa e meno solide sembrano le ragioni che mi potrebbero far ritornare a casa...in fin dei conti ho il casco, le scarpe, le borracce, il cellulare, la carta d'identità e la carta di credito....la voglia di pedalare e vivere nuove avventure non manca...tutto il resto sono sovrastrutture.
Nel frattempo sono arrivato al Po che attraverso senza neppure la cerimonia della "pisciata dal ponte" e vengo richiamato alla realtà prima di Cremona dalle solite mattane del mio navigatore. In verità la colpa non è neppure del mio fedele Garmin 705, che tra l'altro è caduto sul campo tre giorni prima della partenza orribilmente arrotato da una insensibile Ford fiesta tra Campagnola e Reggiolo. Per fortuna che l'amico Jim non lo usa e mi ha prestato il suo.
Dicevo comunque che il navigatore in verità è innocente visto che mostra solo la traccia preparata al computer col programma BikeRouteToaster, sempre quello che mi ha fatto entrare clandestinamente in Bosnia per intenderci. Quest'anno hanno rilasciato una nuova versione, così mi illudo che non succederanno più casini ed in effetti è così solo che qui e sulla Senna il "creativo", come l'ho soprannominato, mi fa scoprire strade dimenticate dall'umanità in generale e dai ciclisti in particolare. Nello specifico il creativo è riuscito seppur nella squadrata banalità delle strade padane a farmi percorre un bello sterrato in mezzo a campi di mais che dopo un'abbondante acquata si è trasformato in una palude, veramente comoda da attraversare con una bici da strada stracarica.

Comunque passo Cremona, questa volta ahimè senza torta di pere e cioccolato, e mi squaderno sulla provinciale per Pavia dove non sono mai stato ma mi ambiento subito. Caldo, rettilinei, camion e guidatori locali smanettanti mi fanno subito sentire a casa. Mi fermo al pit stop presso un Lidl visto che ho percorso più di 100km e le borracce, con questo caldo, iniziano ad essere vuote. Il simpatico negretto che presidia il parcheggio non osa neppure chiedermi un ramino...la mia lunga barba e l'atteggiamento stravolto dal caldo associati al fatto che disdegno il carrello gli fanno mancare le categorie essenziali per chiedermi qualsiasi forma di "Bakshish". Alla fine, mi sembra che lui pensi, "beh c'è anche qualcuno più sfigato di me..."
Attraverso Pavia che trovo molto bella e mi riprometto di visitare con più calma e arrivo al classico ponte di legno sul Ticino
 dove so, memore di una precedente randonnèe, esserci una provvidenziale fontanella...ci sono 37° ed in queste condizioni è necessario avere sempre le borracce piene e fermarsi almeno ogni ora a bagnarsi per abbassare la temperatura corporea...guardo con invidia i bagnanti che sguazzano nel fiume e sono veramente indeciso se unirmi a loro. Magari dopo, penso, ma è scritto che in questo tour non ci saranno bagni fluviali, lacustri o marini. Arrivo traverdi campi di riso a Lomello, dove abita Ausilia che sarà la mia prima ospite, e mi ritrovo in una vecchia corte contadina all'ombra di una chiesa in disarmo. Naturalmente lei è ancora al lavoro sprezzante del fatto che sia sabato 8 agosto ma mi spiegherà che per i commercialisti quella è una data critica ed è costretta a fare calienti straordinari. In compenso c'è il gentilissimo fratello che mi accompagna alla mia stanza impreziosita da un ottimo ventilatore nonchè da un frigorifero pieno di ogni ben di dio. Il fratello ha un passato da rocciatore esperto come dimostra l'elenco di vie di 5°/6° grado scalate nel Yosemite Park ma oggi si dedica all'azienda di famiglia. Ausilia invece è una star soprattutto negli States visto che è l'unica donna che ha percorso i 1800km dell'Iditarod in poco più di 16 giorni. Mi racconta con molta modestia della durezza della gara, spesso con temperature sui -40°, mentre ceniamo in un piacevole ristorante macrobiotico. Anche lei ha un passato da randonneuse ed in effetti aveva la PBP nei programmi poi cambiati visto che a settembre ha deciso di cimentarsi nel Tor de Geants forse la più dura corsa in montagna del mondo. Il bello è che Ausilia parla di queste cose con una calma e moderazione lontane dal fanatismo che spesso ammorba tali imprese segno di una grande forza di volontà ma anche di consapevolezza e senso della misura...un esempio da seguire.
IL DUOMO DI LOMELLO

La mattina dopo parto presto perchè mi attende la tappa più dura: oltre 200km con la salita del Moncenisio. Ho scelto questo passo dopo un lungo studio per svariate ragioni: è relativamente basso, graduale, non troppo trafficato, non costringe ad altre salite sul versante francese e mi permette di rivedere la zona delle manifestazioni No Tav alle quali ho partecipato anni fa. Purtroppo le previsioni meteo sono brutte e dopo un mese e mezzo di siccità, ovviamente..., sono previsti proprio oggi forti temporali sulle Alpi orientali. Attraverso con qualche difficoltà Torino e ovviamente vengo accolto a Susa da un primo intenso acquazzone. Mi riparo sotto il tetto di un benzinaio e mi vesto da pioggia, ma quando riparto in effetti il temporale è passato e spiovicchia però su in alto si sentono orribili tuoni ed è tutto nero. Inizio la salita ripassando verso la zona di Venaus dove passammo anni fa sotto la neve per una simbolica riconquista/liberazione della valle dai cantieri trivellanti. La sensazione è che la mobilitazione esista ancora ma abbia perso un po' di forza e questo mi pare naturale viste le tante battaglie, gli arresti e le polemiche di questi anni ma dall'altra parte non sembra che i lavori di trivellazione siano progrediti: si direbbe una situazione di stallo.Mi piace pensare che questa zona di montagna riesca davvero a dare filo da torcere alle multinazionali del dissesto ambientale.
 Intanto però la pioggia non molla e alcuni ciclisti scendono stravolti sconsigliandomi di salire. Chiaramente non li ascolto e continuo l'ascesa confidando in una finestra tra un temporale e l'altro. La cosa che temo di più sono i fulmini visto che il carbonio è un materiale che li attrae e non mi piacerebbe finire la carriera arrostito come un maialino anche se in Val di Susa. Con questi allegri pensieri inizio a vedere degli allettanti cartelli che indicano 5km al valico e mi gaso alla grande....cavolo pensavo fosse più dura...ovviamente è solo una illusione visto che la frontiera italo-francese è molto sotto la reale sommità del còl Cenis. Inizia a piovere più intensamente mentre salgo una serie di tornanti surmonati da svariati alberghi che, mi illudo stiano a segnare il passo vero proprio. Invece una volta raggiunti si staglia l'alta mole della diga del lago artificiale sopra la quale e dopo ulteriori tornanti passano piccole piccole le auto o i camper che mi hanno superato 10 minuti prima. AZZ! Non siamo abituati a queste salite così lunghe ed la pioggia non aiuta certamente ma non ci sono alternative, poi le illusioni sono sempre un pericolo psicologico. Incrocio un altro temerario ciclista salito dal più comodo versante francese e ammiro il lago artificiale mentre le nubi si alzano permettendomi di arrivare sullo splendido lago con un po' di sole..
certo c'è stata una bella escursione termica dal caldazzo di ieri alla pioggia dei 2000 e passa metri di oggi, almeno 30° di differenza. Quando però arrivo al vero colle devo fermarmi per fotografare queste tre istallazioni che rappresentano simbolicamente la storia del passo e fors'anche dell'umanità. Si vede prima il passaggio degli elefanti di Annibale,
 poi i cavalieri del Medioevo
 ed infine dei ciclisti moderni.
 Di colpo dimentico le imprecazioni rivolte ai tornanti ed alla pioggia del Moncenisio e mi sento fiero di appartenere alla Storia.
La discesa tra pinete su Lansleburg è fredda e umida ma breve così trovata la casa dei miei ospiti posso assaporare una fumante e meritata doccia bollente.
La famiglia che mi ospita è molto simpatica e sportiva: lui è il coordinatore turistico di tutta la valle tanto che oggi è impegnato nella chiusura di una grossa manifestazione di MTB mentre lei è di famiglia portoghese ma nativa di Grenoble...vivono qui a 1500 mt perchè la montagna è bella e non posso dargli torto. Sono comunque anche loro ciclisti tanto che hanno attraversato con la figlia di tre anni in chariot tutto il sud America.
La mattina seguente riparto sempre sotto la pioggia ma con la luce posso ammirare la bellezza di questa valle decisamente più organizzata e valorizzata, come direbbe un economista, del versante italiano. Non credo che questa valorizzazione e il rispetto ambientale possano viaggiare a braccetto ma certo esteticamente questi villaggi di montagna sono piacevoli e curati, come lo è in generale tutta la Francia.
Scendendo incontro prima Bramans dove questa statua
 ricorda l'esatto luogo da dove Annibale passò per il suo valico anche se altri storici scrivono che sia passato dal Monginevro e qualcuno insinua anche che tutta la storia degli elefanti sia una solenne panzana inventata dai romani per giustificare le sconfitte subite.
Quello che colpisce è vedere che i Francesi vedono la storia dal versante opposto al nostro e per loro Annibale è infin dei conti un eroe e non è il caso che Asterix sia considerato uno dei simboli nazionali, qui i Romani erano e rimangono degli invasori e basta....più avanti incontro i possenti forti dell’Esseillon 
costruiti dai Savoia tra il 1819 e il 1834 e finanziati con le indennità per i danni di guerra versati dalla Francia al Regno di Sardegna.
Per un ciclista però la zona più interessante deve ancora venire perchè attraverso la Maurienne definita con modestia "le plus grand domaine cyclable du monde"...certo vedere in pochi chilometri partire le strade per Col du Telegraphe, Galibier, Iseran, Madeleine, Croix de fer ecc. mi fa capire perchè in questo tratto si incrocino più Pinarello che Renault.
Personalmente sono felice perchè ha smesso di piovere e mi posso svestire anche perchè la ricomparsa del sole e la discesa alle basse quote fanno sì che la temperatura torni allegramente sopra ai 30°. Attraverso Chembery e mentre mi illudevo di aver superato la zona alpina vengo costretto, causa tunnel vietato alle bici, a salire verso la celebre abbazia di Hautecombe dove riposano tradizionalmente i Savoia. I regnanti onestamente non mi stanno proprio simpatici e dopo la breve ma arcigna salita non migliorano certo la mia passione per la casa regale italiana. La zona è comunque molto bella e mentre percorro una lunga vallata ricomincia a spiovigginare ma oramai sono in vista della pianura dell'Ain e concludo felicemente questa terza e lunga tappa, 235km con 1500m. di dislivello. Sono felice perchè ho percorso 650km in tre giorni valicando le Alpi...ho sopportato il gran caldo in pianura e la pioggia in montagna ma sono arrivato sano e salvo sotto a Bourg en Bresse a circa 500km da Parigi. La parte più dura del viaggio è andata ma guai a dire"è fatta" perchè generalmente questo comporta i guai maggiori come recita il proverbio "non dir gatto finchè non l'hai nel sacco".
Intanto mi godo la meritata doccia nella bella casa di Laetitia che è una studiosa di esperanto. Credevo che l'esperimento di questa lingua artificiale inventata sulla fine dell '800 da un poliglotta polacco, fosse abbastanza in crisi ma vengo a sapere che soprattutto in Cina o in Giappone è tutt'ora usata e insegnata in alcune scuole come gradino intermedio per lo studio delle lingue europee. E' interessante riflettere sull'idea di potere collegata alle lingue e di come l'uso universale dell'inglese sia in effetti l'esempio più chiaro della dominazione mondiale Anglo-americana. In questa prospettiva temo che l'esperanto non abbia molte speranze di uscire da un ambito culturale molto ristretto e d'elite visto che nessun paese vuole perdere la propria egemonia culturale simboleggiata appunto dalla lingua nazionale. Sarebbe invece un'ottima lingua da insegnare nelle scuole ai bambini ma la vedo molto dura...
La mattina successiva mentre, dopo una buona colazione, risalgo verso nord in direzione di Digione inizio a tirare le prime somme, seppur parziali, di questo viaggio. Mi sono rimaste impresse le storie così diverse ma tutte interessanti dei miei primi tre ospiti ed intanto considero che iniziare a pedalare avendo la meta a "solo" 155km ti permette di vivere la giornata con più calma. Ripenso poi alla concitata confusione che accompagna tutti i brevetti ed anche l'ansia da prestazione che inevitabilmente essi sottendono. Arrivo così alla "illuminazione dell'11 agosto" che in verità avevo già in mente da tempo: questa sarà l'ultima randonnèe alla quale parteciperò e dall'anno prossimo mi darò al cicloturismo...sarà il tempo a dire se questi propositi si avvereranno...mai dire mai...
Presso una bella chiesa goticheggiante preceduta da questa buffa scultura
 incontro un simpatico motociclista milanese amante della campagna francese: non pensavo ne esistessero ancora.
La giornata scorre senza problemi ,movimentata solo dal passaggio sulla Saone,
 dalla bizzarra architettura di questi campanili ritorti
 e dalla brutta periferia di Digione. Veramente anche la città costruita sulla senape è abbastanza modesta, ci sono tre belle chiese in centro ma una è un teatro
 l'altra un salotto
 e solo l'ultima una vera cattedrale. Il fatto è che la mia ospite serale arriva a casa alle 19 così passo il tempo cercando di combattere la calura sorseggiando della buona birra Pelforth e visitando qualche scorcio nella zona di collina dove abitano i Vipz...la mia ospite ha fortunatamente più l'aspetto di una no-global che di una fotomodella e parla un buon inglese visto che suo padre faceva il controllore di volo in giro per il mondo. Mi racconta che ha vissuto parecchi anni in Oceania dove conta di tornare delusa dall'insensibilità ambientale francese. Lavora infatti in un centro di educazione ambientale a 80km da Digione nello specifico su progetti di compostaggio. Adesso capisco perchè in cucina troneggia una compostiera maleodorante e ammantata da moscerini che sembra il fulcro dell'abitazione. Ad un certo punto dopo cena la ragazza inizia a emettere urletti di gioia alla presenza di un vermiciattolo strisciante sul catafalco compostante. Ripenso tra me e me alle considerazioni sull'attendibilità delle ospiti "fimmene " anche in considerazione del fattaccio che la doccia fosse fredda gelata causa guasto e che gli spaghetti li avessi dovuti cucinare io. Però la ragazza è carina e simpatica e le si perdona tutto... Purtroppo alla mattina deve prendere il pullman molto presto così mi ritrovo mentre albeggia a salire le bucoliche colline a nord di Digione. Tra queste colline nasce nientepopodimenochè la Senna che all'inizio, evidenemente, è un piccolo, pulito e pescoso fiumiciattolo
 dove mi accomodo a consumare il pranzo odierno, opera di una brillante boulangerie di Chatillon sur Seine. Mi sorge spontanea una comparazione tra la vita umana e quella dei fiumi: entambi nascono piccoli, docili e puliti per diventare sporchi e nervosi man man che diventano più grossi e adulti.
Le colline si fanno poi più dolci e si coprono di vitigni: scopro così dove sono alcune tra le vigne che producono lo Champagne e che non avevo trovato due anni fa intorno a Reims. Il paesaggio è sempre molto piacevole, le cantine invitanti ed il caldo mi portano all'altezza di Bar sur Seine, un nome che è già una garanzia, a deviare dalla strada maestra per farmi accomodare al Caveau de la tour per degustare una simpatica flute di champagne. Non ne bevevo da almeno vent'anni e devo dire che l'ho davvero gustato
 tanto che per un attimo vengo tentato, visto il caldo persistente, ad un velo-ammutinamento a favore di un tuffo nella Senna. Ma è scritto che questo non sia viaggio di bagni volanti così mi trovo presto a pedalare per le strade della bellissima Troyes. Saranno i postumi della flute o le case antiche che ricordano quelle di York comunque questa città mi piace molto.
 Mi accomodo presso una refrigerante fontana a consumare qualcosa quando vedo transitare una faccia nota: è Pietro un randonneur di Milano, conosciuto a Londra per la LEL, con tutta la famiglia. Guarda i casi della vita : magari abiti nello stesso quartiere di un amico e non lo incroci per anni, poi ti incontri casualmente per le strade della Francia proprio con un tuo compagno di ventura...non sarà l'unica volta e queste coincidenze qualcosa vorranno pure dirla... ci mettiamo d'accordo per una birretta serale poi parto alla ricerca della casa odierna piazzata proprio dietro all'antica chiesa di St. Remy. Purtroppo gli ospiti sono andati a far canoa su qualche fiume e sono in ritardo, per fortuna Pietro ha deciso con la moglie di visitare proprio questa chiesa così anticipiamo il giro di birra. Nel frattempo arrivano i canoisti ed entro in casa scoprendo che l'attesa non è stata inutile. La magione è veramente bella e la famiglia proprio simpatica, i due sono insegnanti e ciclisti perciò ci intendiamo al volo. A cena si discute di pedagogia e musica poi invitiamo a salire Pietro, che oggi compie gli anni, per un bicchierino insieme. La passeggiata serale tra cascate
 e illuminazioni artistiche conferma la bellezza di questa cittadina che consiglio a tutti di visitare.
La giornata successiva è sostanzialmente l'ultima visto che dovrei raggiungere Fontanebleau ormai alle porte di Parigi, era questa l'unica tappa nella quale avevo preferito l'ospitalità di un monsieur invece che di una simpatica professoressa di 27 anni. Ero stato incuriosito dalla location, Bois le Roi paesino adagiato sulla Senna nella quale l'ospite, appena rientrato da una bella pedalata in Bhutan, amava accogliere cavalieri provenienti appunto dalla foresta di Fontainbleau. Insomma non un personaggio qualsiasi. Prima di arrivarci però mi aspettavano un po' di anse della Senna, sì perchè la tappa odierna si svolgeva quasi interamente nei pressi del grande fiume parigino e il mio navigatore creativo vuole proprio farmela assaporare fino in fondo: ho già scritto che il suo miglior numero è riuscire a trovare, tra due punti A e B collegati da una comoda strada rettilinea, una variante C che passi tra sterrati o anche peggio come l'anno scorso quando mi fece entrare clandestinamente in Bosnia. Tutto ciò ovviamente avviene anche se escludo tassativamente strade sterrate, ciclabili e sentieri. Naturalmente il "creativo" mi illude facendomi imboccare una strada secondaria ma asfaltata che dopo qualche chilometro, ovvero quando non ho più voglia di tornare indietro, diventa sterrata e questo succede anche qui sulla Senna tra splendidi boschi. Il va sans dire che la strada è vietata al pubblico ma quando arriva ad una chiusa e termina brutalmente con una scalinata capisco di esserci cascato un'altra volta.
 Trascino bici e borse sul ponte e proseguo su uno sterrato pieno di buche che non userebbero neppure nell'Eroica. La strada è molto panoramica, è vero, ma alcuni nuvoloni in agguato mixati con la consueta mancanza di acqua potabile e cibo mi farebbero preferire una bella superstrada costellata da centri commerciali...è vero che non siamo mai contenti...dopo una decina di km rispunto nella civiltà dove assalto uno squallido Supermarchè con l'ennesima vasca di tabulè, l'unico cibo per vegetariani ovunque presente in Francia. Sul finale mi impegno in un testa a testa con alcune nuvolacce cariche di tempesta che si dirigono perpendicolarmente alla mia marcia. La beffa è dietro l'angolo: raggiungo effettivamente Bois le roi prima dell"orage" ma nei pochi minuti che impiego per trovare la casa vengo investito da una murata d'acqua che mi fa arrivare al campanello, di quelli originali con la corda, noblesse oblige, bagnato fradicio. Mi aprono tre anziane signore che mi fanno entrare e si presentano come madre e amiche del mio ospite che scopro essere un medico parigino quindi impegnato quindi non lo vedrò neppure. Le signore sono molto gentili e mi riscaldano con un buon tè poi mi accompagnano alla mia dèpendance. Questa è tutta a mia disposizione, c'è anche un vecchio biliardo e mi sembra di essere entrato in un film storico. Riesco anche a scroccare un piatto di spaghetti con la promessa di metterci il tocco dello chèf italiano manco fossi Bottura o Vissani. La cena con la mamma novantatreenne e l'amichetta di 85 si svolge in un'atmosfera surreale anche a causa del mio rudimentale francese che restringe ulteriormente il già limitato numero di argomenti. Riusciamo comunque a confrontarci sullo scottante problema dell'immigrazione e le signore si dimostrano molto attente e interessate: sono due distinte parigine e si aspettano con naturalezza che sia io a riempire i bicchieri versando il vino dalla caraffa. Se penso che solo poche ore prima il mio desco era stato un ponticello a fianco della strada
 mi rendo conto che l'arte della trasformazione e l'adattamento sono fondamentali in questi viaggi...e anche nel resto della vita.
La mattina dopo mi fiondo nella prima boulangerie che trovo dove mi rifilano un dolce di crema che mi implode in faccia impiastricciandomi comicamente il barbone.
sono ormai in periferia di Parigi quando squilla il telefono: è Salvatore il ciclista di Senigallia che si sta dirigendo con la sua Velomobile verso la partenza della PBP: 
c'eravamo sentiti prima della partenza e si era anche pensato di fare il viaggio insieme...adesso è fermo all'esterno di un negozio dal quale mi ha visto passare. Anche qui come nel caso di Pietro parlare di coincidenze, destino o fato è inutile. Se una cosa deve capitare, anche contro ogni probabilità, capiterà e non sempre, come vorrebbe la legge di Murphy, sono sfighe.
Così ci sediamo in un bar a conoscerci personalmente e a raccontare le reciproche avventure. Mi racconta dell'esperienza che lo ha portato all'acquisto di questo ciclo-siluro in Olanda dove pare che questi mezzi siano molto popolari. Difficilmente avremmo potuto viaggiare insieme perche questi razzi sono veloci in pianura, velocissimi in discesa e lenti in salita. Comunque è stato un piacere conoscerlo soprattutto in questo frangente inaspettato. 
Le sorprese sono lampi che squarciano il velo della noiosa consuetudine quotidiana.
Arrivo finalmente nella terra degli dei visto che il quartiere di Parigi dove verrò ospitato prima della PBP si chiama proprio Vauhallan. Mi spiegano che anche questa è una banlieue ma totalmente differente da quelle tristemente famose per i disordini che scoppiano periodicamente. Qui sembra di essere in Toscana, colline, verde, chiesina romanica, calma. Bel posto soprattutto se si considera che a 4km c'è la stazione di Massy dove passa il TGV per Lione-Torino...insomma sei a 20km dalla torre Eiffel ma vivi in campagna. I miei ospiti sono dinamici, ciclisti e simpatici. Anche qui mi mettono a disposizione la camera con bagno indipendente di una figlia e sto da re. Mi fanno una bella lavatrice e cenando con loro ci raccontiamo i reciproci veloviaggi. Nel frattempo ho disdetto l'appuntamento che avevo preso per questa sera con un amico francese e Alexej, organizzatore della trans Russia ovvero la più lunga randonnèe del mondo... un sogno di 10400 km in 40giorni per andare da Vladivostok a Odessa, in calendario nel giugno 2016 e cancellato definitivamente dopo l'illuminazione dell 11/8.
Sono felice, la prima parte del mio viaggio è andata tutta bene, sono andato da Carpi a Parigi percorrendo 1100 km in 6 giorni, vedendo bellissimi posti e conoscendo sempre persone interessanti. Ho preso una decisione importante ma intanto mi aspetta l'ultima randonnèe e non voglio sottovalutarla perchè l'esperienza insegna che l'eccessiva rilassatezza è una brutta compagna di viaggio...come insegna il Buddha bisogna trovare il giusto mezzo : Se la corda è troppo tesa si spezzerà, se troppo lenta non suonerà....







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