In verità non rientrava esattamente
nei miei programmi il racconto di questo brevetto romagnolo ma sono
accadute alcune cose che mi hanno spinto a lasciarne memoria scritta.
In sé e per sé questa 400 di Lugo è
già un film noto essendo la terza volta che la pedalo: primi 100 km
in iper-pianura fino a Comacchio e ritorno, poi attesa in piazza a
Lugo e partenza alle 22 per i 300k che danno polpa al brevetto con 5
salite abbastanza scomode...finale al cardiopalmo,volendo&riuscendo,
alle ruote dei granfondisti.
Quest'anno poi Lugo sarà sede della
partenza di una tappa del Giro perciò la città già generalmente
farcita di mandrilli da granfondo causa il concomitante Giro di
Romagna, era ancora più bike oriented con tanto di mostra
fotografica dedicata a Pantani ed alle vecchie glorie. Raffaele che è
anche un ciclo-eroico l'ha visitata trovandola gustosa...io invece
sono arrivato direttamente alla partenza dove ho incontrato un amico
di Vicenza con il quale avevo già pedalato a Oderzo.
La prima parte quest'anno aveva la
variante del passaggio dal traghetto che in verità c'era anche
l'anno scorso solo che tutti avevano fatto i furbi saltando la
crociera che invece è stata molto spettacolare, quasi olandese
direi.
Ma certo noi italiani siamo troppo furbi e senza controlli
tendiamo a fare quello che ci pare...in verità anche in Inghilterra
la libertà randagia è totale e secondo il regolamento Audax UK
ognuno può fare il percorso che gli pare tra due check point tanto
che non esistono i controlli a sorpresa...forse con tracciati più
lineari potrebbe funzionare anche da noi.
Riusciamo comunque anche quest'anno a
sbagliare strada e percorriamo 5 km in più grazie ai soliti gasati
del posto che tanto “conoscono la strada” ma non hanno né
roadbook né GPS.
In ogni caso rientramo a Lugo che è
già buio e mi lamento con l'assessore allo sport
,che darà il via bardata con tanto di fascia tricolore d'ordinanza, per la mancanza di qualche bagno chimico in più, certamente poco estetico ma comodo per quel pubblico di prostatosi che sono in randagi. Altro tempo lo perdo a causa di una lunga intervista che una giornalista locale in cerca di colore mi infierisce. Sarà che la mia “sfolgorante” carriera politica mi ha abituato a raccontare cose banali facendole sembrare chissachè o complice uno degli amici modenesi che millanta le mie imprese in terra d'Albione comunque la tipa non mi molla più.
Mangio poco e sbaglio. Rendo gli omaggi a “don” Lorenzo Borelli , storico organizzatore della 600 di Castelfranco, che oramai ha creato intorno a sé un bel movimento: sembra che almeno un terzo dei partecipanti oggi siano Modnesi...
,che darà il via bardata con tanto di fascia tricolore d'ordinanza, per la mancanza di qualche bagno chimico in più, certamente poco estetico ma comodo per quel pubblico di prostatosi che sono in randagi. Altro tempo lo perdo a causa di una lunga intervista che una giornalista locale in cerca di colore mi infierisce. Sarà che la mia “sfolgorante” carriera politica mi ha abituato a raccontare cose banali facendole sembrare chissachè o complice uno degli amici modenesi che millanta le mie imprese in terra d'Albione comunque la tipa non mi molla più.
Mangio poco e sbaglio. Rendo gli omaggi a “don” Lorenzo Borelli , storico organizzatore della 600 di Castelfranco, che oramai ha creato intorno a sé un bel movimento: sembra che almeno un terzo dei partecipanti oggi siano Modnesi...
Si riparte e quest'anno l'andatura è
molto relax tanto che se non fosse per le urla dei ragazzi dei bar al
nostro passaggio, peraltro ampiamente ricambiate dal gruppo
pedalante, ci sarebbe da addormentarsi perciò dopo Zesena mi metto
in testa al gruppo riportandolo su velocità sopra i 30kmh, scelta
anche questa poco felice. Si inizia la salita del Carnaio e come
sempre i primi scattano a manetta e come sempre io salgo ad una
velocità sopra alle mie possibilità. Tutti gli anni succede così e
quindi non mi preoccupo, restiamo in un gruppetto di 4 passiamo al
controllo di Spinello,è sempre un bel ricodo..., ma mi accordo che
gli altri per una ragione o per l'altra resteranno lì ad aspettare
ragazze, amici o parenti. Io vorrei ripartire con qualcuno per non
restare solo sul lungo falsopiano verso la salita della Calla, la più
dura delle 5 che affronteremo. C'è anche un fortissimo e gelido
vento in faccia che non aiuta certo. Riparto quindi abbastanza
velocemente dopo aver mangiato qualcosina, con due tizi mai visti. In
effetti mi danno una mano ma o loro sono molto più veloci o io sono
molto cotto...uno dei due che è di San Marino racconta le sue
sfortune alla qualificazione per la RAAM e anche alla 1001 miglia.
Intanto inizia la salita e li invito a lasciarmi salire del mio passo
ma loro, gentilmente, vogliono salire insieme cosa che mi tira
ulteriormente il collo. Dopo qualche km mi lasciano con il
classico”ci vediamo su” ma io sono in una crisi più buia del
buio che ho intorno. Crisi di fame...in più ci sono queste bordate
di vento gelido, siamo intorno agli 800mt, e quando mi fermo a
mangiare qualcosa prendo anche freddo. Mi sembra di avere un'incudine
nello stomaco. Riparto ma sto veramente male e per la prima volta
medito il ritiro. Ma sono in culo al mondo alle 3 di notte su una
strada di montagna dell'appennino Tosco-Romagnolo...continuare a
salire è comunque la scelta meno peggiore almeno sto caldo....salgo
piano e mi rifermo a mangiare qualcosa al paesino di Campigna poi
faccio gli ultimi 3km fino al passo a 1300mt. dove fa sempre un
freddo cane e soprattutto è freddo il bosco che si percorre in
discesa verso Stia. Siano in piena foresta Casentinese e lì fa
fresco anche d'estate , alberi d'alto fusto e torrenti rendono la
temperatura ghiaccia e potete immaginare come siano le mie sensazioni
da sudato-stanco-affamato-dubitoso.
Di tutti gli aggettivi l'ultimo in
verità è il più pericoloso. E' successo che pochi giorni prima
della randonneè parlando con mia moglie durante la cena per il 22°
annoversario di matrimonio le ho mezzo promesso che fra un anno, dopo
la Parigi Brest, ho intenzione di smetterla con queste follie
notturne in bici. In verità è un pensiero che ho sempre avuto fin
dall'inizio quando Paolo tre anni fa mi fece conoscere questo folle
mondo di fakiri della sella. Tengo a precisare che il mio obiettivo
successivo sarebbe comunque il giro del mondo in bici. Solo che una
cosa è pensarle e un altro è dirle certe idee. Così mi si è
insinuato un tarlo che è il nemico più pericoloso per un'attività
per la quale il controllo mentale è fondamentale.
Ma supero la crisi e intanto tengo
duro, inizia ad albeggiare. Prendo un po' d'acqua e mi torno a
fermare un attimo a mangiare a Papiano vicino a dove da giovane ebbi
le mie avventure da pastore.
Si torna a salire verso il passo di
croce dei mori, l'alba infiamma il bosco, la natura si risveglia.
Io
tiro avanti solo perchè so che mi aspetta la discesa più bella del
mondo ovvero quella verso Dicomano. Fatela all'alba e capirete: vale
la pena di fare questa rando anche solo per quella discesa . Con me
scende un ragazzo di Bergamo che vive a Bologna e col quale avevo
parlato sin merito alla scritta NO SUV che porta sulla bici. Mi aveva
spiegato che è un'associazione informale contro l'abuso di Suv
nelle città: essendo appena stato arrotato da un Suv a Carpi non
posso che essere solidale con la causa. Comunque è alla prima notte
randagia così gli racconto un po' di cose mentre arriviamo al
controllo di Vicchio al Baraonda dove mi bevo una camomilla. sotto lo
sguardo inorridito del barman, che mi sistema lo stomaco, ma non i
muscoli, e ripartiamo in un gruppetto di 4 che però si sfalda appena
accennata l'ultima lunga salita verso il passo della Colla. Si
capisce che sono un esperto del percorso perchè non faccio più
confusione tra passo della Calla e della Colla...qualsi alla fine
ritrovo gli amici di Carpi con i quali pedaleremo fino a Lugo. Solita
discesa su Marradi e salita del Beccuggiano: sono 5km ma tutti
sull'8-!0% e dopo 350k non ho certamente voglia di scattare in salita
come fanno i granfondisti che appunto stanno completando il giro di
Romagna. Tra maledizioni e dolori finisce anche questo strappo e si
arriva al ristoro pantagruelico che ci premia dopo tanta fatica.
Ripartiamo nel gruppetto ormai consolidato con i due carpsani ed il
bergo-bolognese. Come sempre veniamo risucchiati in un gruppetto di
mufloni in calore da Granfondo anche loro diretti a Lugo e che per
una volta si impietosiscono alla nostra vista e scendono “solo” a
40kmh. Il vento aiuta ma dopo Faenza lascio la compagnia: siamo a
18km dall'arrivo e stare lì a tirarsi il collo non ha senso per
arrivare 10 minuti prima.
Timbriamo alle 12 meno 5 e Raffaele è
molto felice di essere puntuale all'arrivo: abbiamo impiegato tra
tutto 18 ore, pause e crisi comprese, per percorrere i 400k. Nella
foto di gruppo indico con faccia
perplessa il punto della mia crisi
comunque ce l'ho fatta e ringrazio i sempre gentili e disponibili
organizzatori.
Il resto è doccia e pasta party e
sonnellino in autostrada, tutte cose che ti riconducono mestamente
alla vita di tutti i giorni, Un'altra rando è passata, un'altra
crisi è stata andata e alla fine mi sento bene: esperienza in più e
un'altra prova del fatto che senza sofferenza non si impara nulla
nella vita...
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