Randonneè
della Romagna: il ritorno.
Quanto
è bello lu primmo ammore,
Lu secondo è chiù bello ancor
Lu secondo è chiù bello ancor
(Toni
Santagata...mica cazzi...)
Quest'anno
il mio calendario randagio è cambiato parecchio e dopo il primo anno
di entusiastico innamoramento durante il quale ho pedalato un po'
ovunque è subentrato un periodo più moderato nel quale
l'infatuazione, come spesso accade, si è fatta più matura e
ponderata. Ho deciso quindi di partecipare solo a rando vicino a casa
ma la 400 di Lugo è stata la prima notte e non potevo mancare il
bis.
Tante
le novità quest'anno, a fronte di un percorso sostanzialmente
uguale, i 100 km per Comacchio sono stati giustamente spostati a
inizio giro che altrimenti alla fine non se li filava nessuno. Poi la
partenza è avvenuta in piazza sotto l'austera statua dell'eroico
pilota che è un po' la gloria locale e che vedete in una suggestiva
foto notturna (non l'ho fatta io perche il cellulare mi ha cancellato
tutte quelle che avevo fatto, azz!)
Si
parte così alle 18 e andata e ritorno per Comacchio sono ravvivati
solo dalla confusione tra le tracce che portano il gruppo a fare due
volte il ritorno, sempre suggestivo comunque il passaggio sull'acqua
delle valli. Forse però non avevamo voglia di farci il previsto
giro sul traghetto?
Torniamo
a Lugo alle 21, 30, ci rimpinziamo grazie alla squisita ospitalità
degli organizzatori (ristori sempre ottimi e abbondanti...) ma poi
dobiamo sorbirci una mezz'ora di stop in attesa della partenza della
300KM che forse si potrebbe in futuro evitare. Capisco i brevetti
dove viene organizzata anche una 200 che magari, non implicando la
notte, attrae più appassionati ma questa versione short attrae solo
pochi randagi in più tra l'altro in genere con assetto più
granfondistico e che contribuiscono a portare il gruppo alla base
delle salite ai 35 di media. Si riparte alle 22 tra due ali di
pubblico plaudente che è sempre una soddisfazione, saremo un
centinaio di disperati che si buttano nella notte romagnola. Anche la
safety car dell'organizzazione comunque ci scorta per i primi 15 km
ad un'andatura decisamente allegra. Alla prima asperità del passo
del Carnaio provo anche quest'anno a stare con i primi ma incomincio
a sentire il peso delle borse che mi trascino appresso. Devo aprire a
questo punto una parentesi su un fattore fondamentale nella vita e
nella pianificazione delle rando ovvero le previsioni del tempo.
Credo che tutti i ciclisti abbiano una particolare attenzione
sull'argomento ma per chi si scammella passi oltre il 1000 mt avere o
no attrezzatura adeguata può fare la differenza. Purtroppo quello
del meteo è uno degli argomenti più cliccati ed il WEB è pieno di
previsioni che in più quest'anno cambiano in continuazione. Alla
fine non si sa più a chi credere e come spesso accade avere troppe
informazioni è come non averne. Ma qualcuno c'azzecca...e ha sempre
pochi pesi ma mi chiedo cosa farebbero in caso di pioggia prolungata
o di rottura meccanica.
In
questo periodo in preparazione alla LEL leggo molto i forum inglesi e
devo ammettere che lì la mentalità è diversa anche a causa del
fatto che comunque lo scroscio più o meno intenso e prolungato è
inevitabile. Perciò si esce comunque bardati come
palombari-ciclisti. Anzi un saggio randagio giungeva a formulare
questa massima : se ti porti indumenti pesanti sicuramente non li
userai ma se non li porti probabilmente ne avrai bisogno. Regola che
evidentemente non può essere estesa universalmente ma che ha forse
una sua validità individuale, con le sue debite eccezioni. Sembrano
immuni da questa profezia i rando-granfondisti di cui sopra che si
presentano alla partenza con l'equivalente ciclistico delle celebri “
due gocce di Chanèl” delle quali si copriva Marilyn Monroe. Ma a
loro va sempre bene...
Ma
torniamo al Carnaio: quest'anno non c'è la spelendida luna pieva che
inondava di luce siderea gli altopiani dell'appennino tosco-emiliano
rendendo indimenticabile la mia prima notte randagia. Però non piove
e va bene così. Dopo il ristoro resto solo ma scendo “a balla”
su S. Sofia e recupero un gruppetto nella vallata che porta
all'imbocco del passo della Calla che a quasi 1300mt rappresenta la
cima Coppi del brevetto ma che soprattutto è una zona isolata nella
quale preferirei evitare di restare solo alle 3 di notte. Saliamo
costanti e il silenzio viene rotto solo dalle “arie” che si
scambiano Paride e Laura...gli ultimi 3 KM per me sono un calvario :
sono salito ad un passo superiore alle mie possibilità soprattutto
considerando il peso delle borse o pago pegno. Comunque arrivo in
cima e scendiamo verso il Casentino . Ho freddo e il colmo è che ho
una borsa piena di vestiti ma non ho voglia di tirarli fuori e mi
accontento della solita mantellina antivento. Poi c'è il passo della
croce dei Mori con conseguente discesona su Dicomano e i ricordi non
possono che correre alla 1001 miglia ed alla ovvia constatazione di
come diamentralmente opposta possa essere la stessa strada se fatta
in salita alle 6 di pomeriggio d'agosto nel bel mezzo di un'ondata di
calore oppure in discesa alle 5 mattina di inizio maggio. Eppure,
direbbe il mio maestro di Taoismo, la strada è sempre quella...
Sulla
salita Laura la “Miss Italia” delle 1001 Miglia viene
generosamente spinta su dal buon Paride che evidentemente vi
riconosce la “nuova Elena” ed è giusto così. Annoto solo che a
me barbuto cinquantenne questi favori non capitano così come non
capitava quando frequentavo il liceo classico che i prof., durante le
verifiche, mi aiutassero come invece facevano con le piagnucolanti
compagne di classe. Questa è la vita...
Comunque
si arriva al controllo di Vicchio dove nacque, forse, Giotto ma da
dove sicuramente la strada si inizia a inerpicare sul passo della
Colla che ci riporterà in Romagna.
Abbandoniamo
troppo presto i bei paesini toscani ma la bellezza della vallata è
altrettanto commuovente poi tra sbuffi e sacramenti anche noi sei
raggiungiamo la vetta e caliamo su Marradi. Qua c'è l'ultima aperità
del Beccuggiano, una salita breve ma tosta con pendenze oltre al 10%
che dopo 350km fanno male. In cima c'è un po' di casino per via
della strada normale che è franata e richiede una supplementare dose
di salita e soprattutto una stradina veramente malconcia. Qualche
cartello in più per i pellegrini del brevetto forse sarebbe stato
utile ma arrivati al luculliano ristoro del Queceto dove il rischio
maggiore è di abusare delle leccornie locali (con tanto di piadina
con salsiccia i ferri...) e di inchiodarsi lì. Mancano ancora 50 KM
in leggera discesa ma anche quest'anno per aggiungere un po' di
paprika al finale mi accodo au uno dei gruppetti che partecipano al
giro della Romangna che il buon Alfredo continua a definire una
passeggiata cicloturistica ma che in verità viene affrontata come
una crono a squadre. Ci passano su 45 all'ora e io mi accodo, solo
che ogni strappo è un calvario e il nostro gruppo si sfalda: solo in
tre , chapeu, riusciranno a seguire i “cicloturisti” fino a Lugo.
Continuo a pensare che queti “treni rapidi” altrerino un po' il
finale ma capisco che organizzativamente vada bene così. Io e un
tipo di Senigaglia comunque teniamo a botta fino a Faenza poi ci
staccano e raggiungiamo col nostro passo Lugo alle 11. Salutiamo i
ragazzi dell'organizazzione, sempre ottima e ci diamo appuntamento
alle prossime puntate.
Decisamente
quest'anno mi è andata meglio sul piano meccanico, l'anno scorso
avevo rotto la ruota, ma sono arrivato alla conclusione che non
sempre stare in gruppo sia positivo. Certo stare a ruota se gli altri
tirano, è positivo ma spesso ti porta a seguire ritmi in salita e
fermate che vorresti evitare. Certamente è piacevole pedalare e
chiacchierare in pianura con gli amici conosciuti negli altri
brevetti o anche con quelli nuovi ma sono sempre più convinto che
la solutidine abbia i suoi punti favorevoli evitando distrazioni e
facendoti gustare meglio i paesaggi: come spesso accade nella vita
credo che la soluzione sia nella capacità di adattarsi e di cogliere
l'attimo fuggente...e è quasi scontato pensare al “Carpe diem”
per uno che vive a Carpi di questi tempi di maggio tra trombe d'aria,
maxigrandinate e terremoti. E allora anche un brevetto ciclistico può
riscaldare i nostri cuori raggelati dalle brutture quotidiane di
questo piatto mondo.
Ringrazio Gaetano per la foto e la compagnia ! |
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