domenica 5 maggio 2013

Randonneè della Romagna: il ritorno.

Quanto è bello lu primmo ammore,
Lu secondo è chiù bello ancor
(Toni Santagata...mica cazzi...)

Quest'anno il mio calendario randagio è cambiato parecchio e dopo il primo anno di entusiastico innamoramento durante il quale ho pedalato un po' ovunque è subentrato un periodo più moderato nel quale l'infatuazione, come spesso accade, si è fatta più matura e ponderata. Ho deciso quindi di partecipare solo a rando vicino a casa ma la 400 di Lugo è stata la prima notte e non potevo mancare il bis.
Tante le novità quest'anno, a fronte di un percorso sostanzialmente uguale, i 100 km per Comacchio sono stati giustamente spostati a inizio giro che altrimenti alla fine non se li filava nessuno. Poi la partenza è avvenuta in piazza sotto l'austera statua dell'eroico pilota che è un po' la gloria locale e che vedete in una suggestiva foto notturna (non l'ho fatta io perche il cellulare mi ha cancellato tutte quelle che avevo fatto, azz!)



Si parte così alle 18 e andata e ritorno per Comacchio sono ravvivati solo dalla confusione tra le tracce che portano il gruppo a fare due volte il ritorno, sempre suggestivo comunque il passaggio sull'acqua delle valli. Forse però non avevamo voglia di farci il previsto giro sul traghetto?
Torniamo a Lugo alle 21, 30, ci rimpinziamo grazie alla squisita ospitalità degli organizzatori (ristori sempre ottimi e abbondanti...) ma poi dobiamo sorbirci una mezz'ora di stop in attesa della partenza della 300KM che forse si potrebbe in futuro evitare. Capisco i brevetti dove viene organizzata anche una 200 che magari, non implicando la notte, attrae più appassionati ma questa versione short attrae solo pochi randagi in più tra l'altro in genere con assetto più granfondistico e che contribuiscono a portare il gruppo alla base delle salite ai 35 di media. Si riparte alle 22 tra due ali di pubblico plaudente che è sempre una soddisfazione, saremo un centinaio di disperati che si buttano nella notte romagnola. Anche la safety car dell'organizzazione comunque ci scorta per i primi 15 km ad un'andatura decisamente allegra. Alla prima asperità del passo del Carnaio provo anche quest'anno a stare con i primi ma incomincio a sentire il peso delle borse che mi trascino appresso. Devo aprire a questo punto una parentesi su un fattore fondamentale nella vita e nella pianificazione delle rando ovvero le previsioni del tempo. Credo che tutti i ciclisti abbiano una particolare attenzione sull'argomento ma per chi si scammella passi oltre il 1000 mt avere o no attrezzatura adeguata può fare la differenza. Purtroppo quello del meteo è uno degli argomenti più cliccati ed il WEB è pieno di previsioni che in più quest'anno cambiano in continuazione. Alla fine non si sa più a chi credere e come spesso accade avere troppe informazioni è come non averne. Ma qualcuno c'azzecca...e ha sempre pochi pesi ma mi chiedo cosa farebbero in caso di pioggia prolungata o di rottura meccanica.
In questo periodo in preparazione alla LEL leggo molto i forum inglesi e devo ammettere che lì la mentalità è diversa anche a causa del fatto che comunque lo scroscio più o meno intenso e prolungato è inevitabile. Perciò si esce comunque bardati come palombari-ciclisti. Anzi un saggio randagio giungeva a formulare questa massima : se ti porti indumenti pesanti sicuramente non li userai ma se non li porti probabilmente ne avrai bisogno. Regola che evidentemente non può essere estesa universalmente ma che ha forse una sua validità individuale, con le sue debite eccezioni. Sembrano immuni da questa profezia i rando-granfondisti di cui sopra che si presentano alla partenza con l'equivalente ciclistico delle celebri “ due gocce di Chanèl” delle quali si copriva Marilyn Monroe. Ma a loro va sempre bene...
Ma torniamo al Carnaio: quest'anno non c'è la spelendida luna pieva che inondava di luce siderea gli altopiani dell'appennino tosco-emiliano rendendo indimenticabile la mia prima notte randagia. Però non piove e va bene così. Dopo il ristoro resto solo ma scendo “a balla” su S. Sofia e recupero un gruppetto nella vallata che porta all'imbocco del passo della Calla che a quasi 1300mt rappresenta la cima Coppi del brevetto ma che soprattutto è una zona isolata nella quale preferirei evitare di restare solo alle 3 di notte. Saliamo costanti e il silenzio viene rotto solo dalle “arie” che si scambiano Paride e Laura...gli ultimi 3 KM per me sono un calvario : sono salito ad un passo superiore alle mie possibilità soprattutto considerando il peso delle borse o pago pegno. Comunque arrivo in cima e scendiamo verso il Casentino . Ho freddo e il colmo è che ho una borsa piena di vestiti ma non ho voglia di tirarli fuori e mi accontento della solita mantellina antivento. Poi c'è il passo della croce dei Mori con conseguente discesona su Dicomano e i ricordi non possono che correre alla 1001 miglia ed alla ovvia constatazione di come diamentralmente opposta possa essere la stessa strada se fatta in salita alle 6 di pomeriggio d'agosto nel bel mezzo di un'ondata di calore oppure in discesa alle 5 mattina di inizio maggio. Eppure, direbbe il mio maestro di Taoismo, la strada è sempre quella...
Sulla salita Laura la “Miss Italia” delle 1001 Miglia viene generosamente spinta su dal buon Paride che evidentemente vi riconosce la “nuova Elena” ed è giusto così. Annoto solo che a me barbuto cinquantenne questi favori non capitano così come non capitava quando frequentavo il liceo classico che i prof., durante le verifiche, mi aiutassero come invece facevano con le piagnucolanti compagne di classe. Questa è la vita...
Comunque si arriva al controllo di Vicchio dove nacque, forse, Giotto ma da dove sicuramente la strada si inizia a inerpicare sul passo della Colla che ci riporterà in Romagna.
Abbandoniamo troppo presto i bei paesini toscani ma la bellezza della vallata è altrettanto commuovente poi tra sbuffi e sacramenti anche noi sei raggiungiamo la vetta e caliamo su Marradi. Qua c'è l'ultima aperità del Beccuggiano, una salita breve ma tosta con pendenze oltre al 10% che dopo 350km fanno male. In cima c'è un po' di casino per via della strada normale che è franata e richiede una supplementare dose di salita e soprattutto una stradina veramente malconcia. Qualche cartello in più per i pellegrini del brevetto forse sarebbe stato utile ma arrivati al luculliano ristoro del Queceto dove il rischio maggiore è di abusare delle leccornie locali (con tanto di piadina con salsiccia i ferri...) e di inchiodarsi lì. Mancano ancora 50 KM in leggera discesa ma anche quest'anno per aggiungere un po' di paprika al finale mi accodo au uno dei gruppetti che partecipano al giro della Romangna che il buon Alfredo continua a definire una passeggiata cicloturistica ma che in verità viene affrontata come una crono a squadre. Ci passano su 45 all'ora e io mi accodo, solo che ogni strappo è un calvario e il nostro gruppo si sfalda: solo in tre , chapeu, riusciranno a seguire i “cicloturisti” fino a Lugo. Continuo a pensare che queti “treni rapidi” altrerino un po' il finale ma capisco che organizzativamente vada bene così. Io e un tipo di Senigaglia comunque teniamo a botta fino a Faenza poi ci staccano e raggiungiamo col nostro passo Lugo alle 11. Salutiamo i ragazzi dell'organizazzione, sempre ottima e ci diamo appuntamento alle prossime puntate.
Decisamente quest'anno mi è andata meglio sul piano meccanico, l'anno scorso avevo rotto la ruota, ma sono arrivato alla conclusione che non sempre stare in gruppo sia positivo. Certo stare a ruota se gli altri tirano, è positivo ma spesso ti porta a seguire ritmi in salita e fermate che vorresti evitare. Certamente è piacevole pedalare e chiacchierare in pianura con gli amici conosciuti negli altri brevetti o anche con quelli nuovi ma sono sempre più convinto che la solutidine abbia i suoi punti favorevoli evitando distrazioni e facendoti gustare meglio i paesaggi: come spesso accade nella vita credo che la soluzione sia nella capacità di adattarsi e di cogliere l'attimo fuggente...e è quasi scontato pensare al “Carpe diem” per uno che vive a Carpi di questi tempi di maggio tra trombe d'aria, maxigrandinate e terremoti. E allora anche un brevetto ciclistico può riscaldare i nostri cuori raggelati dalle brutture quotidiane di questo piatto mondo.
Ringrazio Gaetano per la foto e la compagnia !